venerdì 22 settembre 2017

Narcos: l'ascesa e la disfatta di Pablo Escobar

Buon inizio d'autunno, cari paperotti, quest'oggi vi parliamo di una serie tv che ci ha colpito in una maniera inaspettata, ovvero Narcos. Si tratta di una serie ispirata a eventi realmente accaduti in Colombia principalmente negli anni Ottanta, durante la massiccia diffusione della cocaina prodotta e commercializzata dal cartello di Medellín e, successivamente, da quello di Cali. Nelle ultime settimane Narcos ha suscitato un certo clamore poiché l'assistente di produzione Muňoz Portal è stato assassinato in Messico mentre cercava le location più adatte per la quarta stagione, e anche perché il fratello di Pablo Escobar ha minacciato in vari modi Netflix, consigliando alla nota azienda di intensificare le proprie misure di sicurezza. Vediamo di entrare nel dettaglio di questo serial che scotta.


La figura conturbante di Pablo Escobar è il punto focale della prima e della seconda stagione: iniziamo da quando il giovane Pablo era un semplice contrabbandiere di bassa lega per poi proseguire con un'escalation di violenza, che aumenta fino al punto di non ritorno.

Grazie all'impronta introspettiva di ogni singolo episodio, abilmente mescolata a scene d'azione al cardiopalma, ci vengono mostrati i lati più umani di un uomo mostruosamente malvagio poiché responsabile di innumerevoli uccisioni di innocenti. 
Si tratta di un personaggio pericoloso e imprevedibile, però convinto di essere sempre nel giusto perché, ad esempio, è stato dalla parte dei più deboli fino all'ultimo, e credeva fermamente che il fine giustificasse qualsiasi mezzo. La sua famiglia era sacra, e se questa sacralità veniva anche solo sfiorata, Pablo abbandonava ogni freno inibitorio. Riusciva a captare qualsiasi menzogna e dubbio nei propri sottoposti, ma allo stesso tempo, finché poté farlo, forniva loro protezione e parecchio denaro. L'attore Wagner Moura è abilissimo nel dosare tenerezza e crudeltà, e in alcuni momenti lo spettatore arriva a empatizzare con il più famoso e pericoloso narcotrafficante di tutti i tempi. Una piccola curiosità: nella maggioranza delle scene si parla spagnolo, vengono doppiati solo alcuni dialoghi tra americani e colombiani (o tra americani) e Moura non viene mai doppiato in altre lingue. Questa particolarità rende Narcos un prodotto particolare, che mantiene un'atmosfera unica per l'intero corso degli eventi. Il grandissimo Wagner Moura, inoltre, ha dovuto imparare lo spagnolo perché prima di venire scritturato non lo conosceva, con risultati che sono andati oltre ogni aspettativa.

Nelle prime due stagioni la voce narrante è quella dell'agente americano della DEA Steve Murphy, che ci racconta i vari retroscena della caccia a Escobar: egli è spesso accompagnato dall'ambiguo agente Javier Peña (interpretato da Pedro Pascal, il compianto Oberyn Martell di Game of Thrones). Parliamo di due persone realmente esistite, delle quali vediamo qualche foto in alcuni episodi e durante la stupenda sigla d'apertura (una delle più affascinanti in assoluto, secondo la mia opinione). Altri personaggi-chiave sono il comandante Carrillo, fermissimo nella sua lotta contro i Narcos, e il presidente César Gaviria, che in un primo momento cerca di negoziare in tutte le maniere possibili con Escobar, ottenendo in cambio una marea di grattacapi. Memorabile il punto in cui (spoiler alert, ma neanche più di tanto), per evitare l'estradizione di Pablo, arrivano a "incarcerare" lui e i suoi scagnozzi presso La Catedral, una prigione di lusso con tutti i confort e le distrazioni possibili e immaginabili, mentre quel genio del male continua a gestire i propri loschi affari (e questo è, ahimè, un fatto realmente accaduto).

Alla fine della seconda stagione vengono riprodotti fedelmente gli ultimi momenti di vita di Escobar: la produzione ha infatti svolto un lavoro certosino nel contattare i presenti per sentirne le testimonianze, e così la famosa foto degli agenti che posano su un tetto di Medellín con il cadavere fresco di Pablo ha preso vita. Il cerchio sembra chiudersi ma in realtà, come l'uroboro, morde la propria coda in un loop infinito: i protagonisti della terza stagione sono infatti i signori di Cali, che hanno sviluppato un colossale impero della droga mentre tutti gli altri erano impegnati con il vecchio Escobar. 


Non posso far altro che consigliarvi la visione di Narcos, che vi terrà incollati allo schermo fino alla fine con le sua storia efferata, ma allo stesso tempo ricca di location mozzafiato e pervasa da un'atmosfera "caliente". Ci tengo a puntualizzare che, anche se la serie cerca di farci un po' innamorare di questo anti-eroe, la realtà è ben diversa (vedi questo articolo, nel quale il figlio racconta che la vita del padre è stata ben più miserevole e deprecabile di quello che ci viene raccontato in Narcos). Questo perché, giustissimamente, le serie tv in generale tendono a narrare in chiave "romantica" e "glamour" anche le storie più squallide (vedi gli articoli su Fino all'Osso e 13 Reasons Why), e sebbene sia bellissimo lasciarsi trasportare dalle sensazioni che ci donano, bisogna comunque poi valutarne l'insieme con occhio critico e documentarsi adeguatamente. Alla prossima!

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