venerdì 16 marzo 2018

Annientamento: un incubo lovecraftiano

Salve paperotti, oggi parleremo di un film, diretto da Alex Garland (regista di Ex Machina) e distribuito da Netflix in terra europea (mentre negli USA gli spettatori sono riusciti a goderselo al suo massimo splendore, ossia al cinema): Annientamento. Interpretato da un cast d'eccezione (su tutti, i nostri amati Natalie Portman e Oscar Isaac), ha già fatto breccia nel cuore di numerosi spettatori, sia fan che non del genere chiamato "new weird".


Mettiamo subito in chiaro che il film é liberamente ispirato alla sua controparte letteraria, e non ripercorre passo per passo l'omonimo primo volume della trilogia dell'Area X (saga della quale consiglio l'acquisto, in particolare, per le fantasmagoriche copertine come quella che potete ammirare qui sotto, disegnata da Lorenzo Ceccotti). Avendo letto i libri molto tempo fa, all'inizio pensavo di non ricordare poi così bene la trama, visti alcuni accadimenti e certi dettagli che non mi tornavano, ma poi mi sono resa conto che è una cosa voluta. Questo è un punto a favore del regista, dato che mi sono annoiata fino allo sfinimento leggendo il secondo e il terzo volume, quindi ben venga questa rivisitazione originale e angosciosamente spettacolare.

L'intreccio non è lineare: iniziamo la storia con la biologa Lena (Natalie Portman), mentre viene interrogata sulla sua missione da poco conclusa, attorniata da persone in tute anti-radiazioni. La spedizione, che viene poi spiegata in dettaglio, è l'infiltrazione nella cosiddetta "Area X", una zona anomala in continua espansione, fatto che preoccupa i ricercatori della Southern Reach, che hanno l'incarico di tenerla sotto controllo. I fenomeni riscontrati sembrano inspiegabili e in pochi tornano vivi dopo essersi addentrati nei suoi meandri. Uno dei pochi sopravvissuti è il soldato Kane (Oscar Isaac), il marito di Lena, che tornerà dalla sua amata dopo un anno dalla fine della spedizione della quale era a capo, ma quello che resta di lui lo rende una persona totalmente diversa da quella che era partita: anche la sua salute è in pessimo stato per colpa di un'apparente intossicazione da radiazioni.
La voglia di scoprire ciò che si cela dietro a quel mistero apparentemente irrisolvibile, unita a sensi di colpa di varia origine, spingeranno Lena a partecipare alla spedizione successiva. La nostra docente universitaria di biologia si unirà a un team di sole donne composto da un fisico, un paramedico, una psicologa e una studiosa di campi elettromagnetici, e non mi dilungherò troppo sulla scelta dello scrittore di aver inserito questo aspetto quasi femminista perché trovo sia una cosa normale: ebbene no, non soltanto gli uomini possono essere delle eccellenze in campo scientifico e/o militare. C'è ancora qualcuno, nel 2018, che si stupisce e trova la cosa "forzata"?


Dato che non voglio rischiare di farvi degli sgraditi spoiler, non continuerò a parlarvi della trama, che da questo punto in avanti si fa sempre più fitta di eventi inspiegabili e che poi dà anche delle risposte consistenti, nonostante questo non sia un film auto-conclusivo. La pellicola è pervasa da un senso d'inquietudine e da un terrore cosmico che ha radici nelle paure ataviche, ossia fanno riferimento all'esperienza ancestrale comune a tutti gli esseri umani: si tratta di un tema molto caro al vecchio H. P. Lovecraft. Le similitudini con le sue tematiche non si fermano qui: la ricerca disperata ed eroica della "conoscenza proibita", che porta chi la insegue alla follia, è ben presente nelle opere del maestro dell'horror statunitense. In questa saga, però è la parte scientifica ad avere un gran peso nella trama: gli abbondanti dettagli vengono spiegati senza forzature e inseriti fluidamente nei dialoghi. Non mancano brevi disquisizioni filosofiche sul senso della vita, sul suo mutamento e sulla sua inconsapevole e progressiva distruzione, nonché momenti di palpabile malinconia, dosati sapientemente con il ricorso ai flashback.

Le scenografie e la colonna sonora sono suggestive, rendono piena e viva la visione che Garland ha dell'Area X e, secondo me e molti altri, al cinema avrebbero amplificato l'esperienza audiovisiva dello spettatore. Un vero peccato anche secondo il regista, che avrebbe preferito venisse distribuito al cinema anche al di fuori degli Stati Uniti. Complessivamente il mio giudizio è più che positivo, ne consiglio la visione anche ai non appassionati dei generi sci-fi e fantascientifico: gli attori, in particolare la Portman e Isaac, sono estremamente ispirati e rendono alla perfezione l'ampio spettro emotivo dei protagonisti. Inoltre trovo, stranamente, più emozionante e coinvolgente la pellicola rispetto al suo fratello cartaceo; spero vengano realizzati gli altri due film per completare la trilogia della quale non sono riuscita a completare la lettura.
In definitiva, date sempre fiducia al grande visionario Alex Garland. Alla prossima recensione, amici!


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