Salve a tutti, iniziamo quest'anomala primavera con una recensione da "niubba", dato che ho iniziato da non molto una serie tv molto seguita: Vikings, serial canadese di genere storico che ripercorre, in chiave romanzata, le vicende dell'eroe vichingo Ragnar Lothbrok, interpretato dal modello/attore australiano Travis Fimmel. Ma è qualcosa che vale la pena vedere?
Il pilot è stato un po' deludente: a mia discolpa posso dire che mi sembrava ripercorresse alcuni momenti-chiave delle prime puntate di Game of Thrones, ma senza quella, chiamiamola così, "magia" che contraddistingue la punta di diamante della HBO. Qualche annetto fa, quindi, vidi le prime due puntate e, senza troppi rimpianti, abbandonai la serie. Sono state necessarie parecchie raccomandazioni da parte di amici e conoscenti per spingermi a dare una seconda chance a Vikings, che ormai era giunta alla quinta stagione. Le mie impressioni sulle prime due puntate sono rimaste pressoché invariate, ma per fortuna sono riuscita ad andare oltre: come le migliori serie (vedi Parks and Recreation) inizia un po' a rilento, per poi sfociare in un tripudio di bellezza e di coinvolgimento emotivo. Non siate sciocchi come la sottoscritta e non fermatevi appena all'inizio!
Il fulcro della storia risiede chiaramente nella figura di Ragnar Lothbrok, guerriero vichingo realmente esistito, al quale sono state attribuite svariate imprese leggendarie. Pare che un uomo che portava questo nome sia stato il sovrano dei regni di Svezia e Danimarca intorno al IX secolo, ma nel Ragnar di Vikings sono confluite varie figure, caratterizzate da uno spiccato coraggio e da un'inesauribile sete di avventura, che insieme hanno costruito una personalità nuova e quasi invincibile, fatta su misura per una serie tv di questo genere. C'è da dire però che calza a pennello, il suo percorso (almeno, fino alla fine della seconda stagione) non mi sembra forzato o inverosimile. Da quanto ho appreso di recente, i vichinghi non mettevano per iscritto le loro imprese, e infatti siamo venuti a conoscenza di alcune loro vicende solo grazie alle persone che hanno avuto dei contatti con la loro civiltà. Infatti, riguardo ad alcuni rituali o pratiche (come una tortura particolarmente cruenta che avrà luogo nel corso della seconda stagione), non abbiamo la certezza fossero una vera usanza dell'epoca, poiché i cristiani avevano l'abitudine di dipingere i pagani come selvagge bestie demoniache. La cosa realmente documentata, però, che mi ha colpito di più è la libertà della quale godevano le donne scandinave. Pensate che, oltre a essere di frequente delle guerriere e a poter comandare un esercito, avevano dei diritti inimmaginabili per delle donne dell'epoca: potevano perfino divorziare e risposarsi! Le vichinghe sono ben rappresentate dalla granitica Lagertha, interpretata dalla bellissima karateka/taekwondoka Katheryn Winnick, la (prima) moglie del protagonista e uno dei miei personaggi preferiti.
Una storyline che adoro alla follia è quella del monaco Athelstan, interpretato da George Blagden (visto in Black Mirror, nell'episodio "Hang the DJ"): viene rapito dalla combriccola di Ragnar durante un attacco a un monastero del Regno di Northumbria, una regione dell'Inghilterra settentrionale, e viene "paganizzato" trascorrendo un inaspettato soggiorno in terra vichinga. Il conflitto tra la fede cristiana e le seduzioni "pagane" è il leitmotiv del percorso di Athelstan, e stringerà fin da subito un legame, bizzarro e profondo, con il conte Ragnar. Noi spettatori siamo partecipi del suo stupore, man mano che ci immergiamo nel mondo vichingo. La "magia" che cercavo non ha tardato infatti ad arrivare: ci sono diversi momenti "forti", che mi hanno lasciata a bocca aperta. È normale che, non essendo un serial storicamente attendibilissimo, venga aggiunto del pepe un po' ovunque. Molto suggestivo l'aspetto religioso, così istintivo e distante da quello a cui siamo abituati oggigiorno, che risulta molto più affascinante del previsto.
Altri personaggi che non posso non menzionare sono Floki, l'eccentrico e ironico costruttore di navi con delle movenze alla Jack Sparrow che, nonostante tutti lo adorino, non mi fa impazzire. Un altro protagonista è Rollo, il fratello di Ragnar, un omone dall'anima in perenne conflitto con i propri desideri e, cosa non meno importante, una vera gioia per gli occhi.
Vikings punta tutto sulla trama e sull'emotività, inoltre non eccede in scene di sesso o di violenza gratuite: un aspetto che ho apprezzato, dopo anni di Game of Thrones. Man mano che si prosegue con le stagioni, più il livello attoriale e la trama migliorano, fino ad aggiungere strati su strati di vicende avvincenti. Non ho dubbi, la consiglio a tutti, anche a chi non è avvezzo ai serial di stampo storico: provare per credere. Alla prossima!
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