lunedì 10 aprile 2017

Ghost in the Shell visto da un neofita

Rieccoci, paperotti e paperette, con un nuovo articolo qui sul nostro Stagno preferito.
La settimana scorsa, mosso dalla curiosità di vedere il film di cui tutti parlano in questo periodo, sono andato al cinema a vedere Ghost in the Shell, la trasposizione dell'omonimo manga di Masamune Shirow che vede come protagonista Scarlett Johansson.


Come potete capire dal titolo di questo post, questa è la mia prima esperienza col brand e, sotto sotto, un po' me ne vergogno. Certo, ne ho sempre sentito parlare in questi anni ma per un motivo o per l'altro non ho mai avuto modo di avvicinarmi alla saga, cosa che reputo un grandissimo errore da parte mia. Fortunatamente su Netflix ho visto che sono presenti dei film della serie Arise che ho già messo nella mia lista e che sicuramente guarderò quanto prima per poi cercare di recuperare i vari manga. Questo perché, e ve lo dico subito, il film mi è piaciuto davvero molto.
Leggendo i pareri dei fan della serie ho trovato pareri discordanti. Alcuni dicono che la pellicola ha snaturato l'intenzione dell'autore, altri dicono che comunque, nonostante alcuni grossi cambiamenti, è tutto sommato molto fedele al manga originale. Sulla questione, ovviamente, non posso entrare nel merito, in quanto, appunto, per me è la prima esperienza con Ghost in the Shell. Posso basarmi solamente sulla visione di questo unico film e dirvi, quindi, cosa ne penso in maniera del tutto imparziale.

Il film, come dicevo, mi è piaciuto davvero molto, prima di tutto per l'ambientazione, una città futuristica con forti richiami al mondo orientale, non ricordo se viene specificato di che città si tratta (o se storicamente è noto, un fan potrebbe dircelo subito) ma alcuni riferimenti mi fanno pensare a Tokyo, altri sono più riconducibili alle metropoli cinesi. Altri fattori che mi hanno fatto innamorare della pellicola sono sicuramente lo stile cyberpunk e soprattutto la trama. Quest'ultima è un po' un classico del genere ma, essendo il manga del 1989, è anche normale che possa avere un retrogusto già sentito. L'idea della macchina dal cuore/mente/anima umano è sempre stato un argomento fortemente usato in più opere che non starò qui a citare.
Scarlett Johansson, infatti, interpreta il Maggiore Mira Killian che, come vediamo all'inizio, è un cyborg interamente costruito artificialmente (Shell) con all'interno un cervello umano (Ghost), da qui il titolo dell'opera. Mira fa parte di una squadra antiterrorismo cibernetico e si dovrà scontrare con un potentissimo hacker che, andando avanti nella storia, le svelerà la sua vera origine portandola a tradire i suoi stessi superiori, la nota società di robotica Hanka che porta avanti da anni un losco complotto rimanendo però pulita sotto gli occhi di tutti.
A dire il vero all'inizio la trama è un po' torbida. Non si riescono a capire bene tutte le dinamiche e, sebbene verso la fine si riescano ad unire tutti i puntini e a chiudere il cerchio, mi viene da pensare che alcuni passaggi possano essere capiti solamente da chi conosce l'opera su cui questo film si basa. Motivo per cui, come dicevo prima, mi è rimasta la voglia di saperne di più e di andarmi a recuperare il manga e gli anime passati.

Come c'era da aspettarsi le scene d'azione e gli effetti visivi sono ad altissimo livello e il lavoro che è stato fatto, diretto dal registra Rupert Sanders, è più che ottimo. Ma nonostante tutto non sono i fulcri centrali su cui si basa il film, cosa di cui avevo paura dopo aver visto i vari trailer. Di solito la trama è solo una scusa per unire le varie scene d'azione (vedi la maggior parte dei film Marvel degli ultimi anni, giusto per citare una tipologia di film simile, da fumetto a cinema) e invece sono stato piacevolmente smentito.

Alcune scelte stilistiche mi hanno ricordato la saga di Metal Gear, soprattutto l'episodio Rising che vede Raiden, il ninja che abbiamo conosciuto nel secondo capitolo della serie Solid, ricostruito come un cyborg e reso graficamente proprio come sono resi i cyborg in quest'opera, cioè segnati da piccole righe che fanno intendere siano le giunzioni dei corpi artificiali. Anche lo Spider Tank, che scopro essere un elemento caratteristico della saga, che si può vedere verso la fine e contro cui si scontra Mira ricorda molto le armi nucleari Metal Gear che danno il nome all'omonima saga. Ora non essendo un super-esperto nemmeno di questo brand (avendo comunque giocato a tutti i capitoli principali) non so dire se effettivamente Kojima si sia ispirato all'opera di Shirow per il suo universo narrativo (o viceversa).

Tirando le somme è un film che consiglio a tutti, anche a chi, come me, non conosceva la saga di Ghost in the Shell. Serie che, dopo la visione di questo film, nutre un certo interesse per quel che mi riguarda. Per oggi credo sia proprio tutto, quindi non mi resta che salutarvi, ciao!


Nessun commento:

Posta un commento