lunedì 27 novembre 2017

Come commettere un omicidio e farla franca: Le Regole del Delitto Perfetto

Rallegratevi, paperi e papere, perché oggi vi parlerò di un gioiellino: il thriller giudiziario trasmesso dalla ABC, Le Regole del Delitto Perfetto, del quale potete trovare le prime due stagioni, ciascuna composta da 15 puntate mozzafiato, su Netflix. Si tratta di una serie prodotta da Shonda Rhimes, l'executive producer di Grey's Anatomy e Scandal, due serie che, su di me, non hanno mai avuto appeal. Questa, invece, mi ha catturata sin dalle prime scene del pilot: vediamo il perché!



La colonna portante dell'intera serie è l'avvocatessa Annalise Keating (Viola Davis) che, più che avvocato del diavolo, è un vero e proprio diavolo di avvocato: in poche parole, e senza spoilerare troppo, vi dico che ne farà di cotte e di crude per vincere le cause che prenderà a suo carico. Annalise è, oltre a ciò, docente di diritto penale in una prestigiosa università di Philadelphia: ella sceglierà cinque studenti per assisterla nei vari casi che le vengono affidati. 
Il contorno di personaggi "secondari" è estremamente appetitoso: noi spettatori seguiremo le peripezie del tormentato Wes Gibbins (interpretato da Alfred Enoch, ossia il Dean Thomas dei film della saga di Harry Potter), dell'ambiziosa Laurel Castillo, della perfettina quanto nevrotica Michaela Pratt, dello sfacciato Connor Walsh e infine di Asher "Faccia-da-fesso" Millstone (interpretato da Matt McGorry, l'agente John Bennett in Orange is the new Black). Questi studentelli, all'inizio ingenui e sprovveduti, faranno il loro ingresso in un mondo interamente costruito e tenuto in piedi da menzogne di ogni tipo: l'unica cosa importante è che queste bugie risultino credibili agli occhi dei giudici. Altri personaggi-chiave sono gli assistenti della Keating, ossia la misteriosa Bonnie Winterbottom e l'affascinante (quanto, pure lui, enigmatico) Frank Delfino; il detective Nate Lahey, amante di Annalise, e infine Rebecca Sutter, l'accusata dell'omicidio che sarà il fulcro della prima stagione.

In ogni puntata c'è un caso nuovo che verrà risolto, nel bene o nel male, alla conclusione della stessa (o al massimo di quelle successive, se si tratta dei casi più rilevanti ai fini della trama), mentre i protagonisti saranno perseguitati da un grattacapo che li coinvolgerà per l'intera stagione. Un altro elemento caratteristico è il frequente ricorso ai flash-forward, nei quali vediamo alcuni dei protagonisti coinvolti in un atto criminoso che avverrà verso la fine della stagione e del quale scopriremo i dettagli con lo svolgersi degli eventi. Fiumi di parole, intrisi di gergo tecnico, saranno accompagnati da quelle stupende e accurate caratterizzazioni psicologiche dei protagonisti che ci stanno tanto a cuore: prendiamo a esempio quella, a mio parere meglio riuscita, di Annalise. Spesso l'avvocatessa senza scrupoli lascia posto alla donna fragile e combattuta, erosa dalle menzogne che le gravano sulle spalle. L'empatia che riusciremo a provare nei confronti di Annalise, però, non ce la farà mai amare del tutto, ma la sua inevitabile malvagità vi stregherà e vi terrà incollati allo schermo per delle sessioni interminabili di binge-watching. Non posso quindi far altro che consigliarvene la visione. Alla prossima!

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