Ben ritrovati carissimi amici dello Stagno! Oggi siamo qui per parlare di uno dei film più discussi di quest'ultimo periodo, una pellicola diretta e prodotta da Steven Spielberg basato sull'omonimo romanzo di Ernest Cline, il quale ha anche contribuito alla stesura della sceneggiatura. Senza troppi giri di parole avrete già capito che questo film risponde al nome di Ready Player One.
Fin dal primo trailer, rilasciato lo scorso anno, avevo intuito che c'era qualcosa che non andava. Il tutto mi sembrava solamente un'accozzaglia di citazioni ben piazzate, un'esca per il nostalgico 30/40enne che ama alla follia gli anni 80. Insomma, una mossa commerciale sulla falsa riga di Stranger Things ma molto più sfacciata. Dopo aver esternato le mie perplessità, diversi amici mi hanno chiesto se avessi letto il libro del quale, sinceramente, non ne sapevo nulla. Beh, ho pensato tra me e me, se questa pellicola è basata su un romanzo, probabilmente avrà una bella storia che vale la pena essere raccontata e ascoltata. Quindi, ho fatto un passo indietro e ho messo da parte i pregiudizi, cercando di godermi il film fatto e finito senza alcun cattivo pensiero che potesse in qualche modo influenzare il mio giudizio finale (il libro, comunque, non l'ho ancora letto).
Ed eccomi qui, uscito dalla sala da circa un'ora, a riversare su queste pagine virtuali quel che mi è rimasto di questo film tolte le centinaia e centinaia di citazioni. Pronti?
Esatto! Ci avevo visto giusto! Tolte le citazioni di questo film non rimane assolutamente nulla!
Ok la trama con una forte critica sociale verso la gente che si rifugia online (nei videogiochi ma includerei anche i social network) per sfuggire ad una vita reale poco stimolante.
Ok il voler improntare la storia come un vero videogioco fatto di sfide ed enigmi, ma sinceramente mi vieni a prendere in esame tre sfide che sono incentrate in un gioco di guida, un survival horror (l'unico che poteva starci) e uno sparatutto? Guarda, mancava la sfida picchiaduro ed eravamo alla fiera dei casual gamer.
Poco credibile ed esasperata la figura della ricca società che tenta di ostacolare il protagonista/giocatore indipendente nel suo percorso verso la vittoria con azioni troppo violente e, possiamo dirlo, da terroristi. Ok, la posta in gioco milionaria ma in questo caso il fine non mi sembra proprio che giustifichi i mezzi. Forse per un errore di traduzione o forse ho capito male io ma parlano di un premio di mezzo milione di dollari, oltre al totale controllo di Oasis, il videogioco in cui è ambientata gran parte dell'azione, e la multinazionale rivale ne spende e ne offre ben di più per vincere la partita (mah!) e per cosa? Per inserire spazi pubblicitari!
Poco credibile ed esasperata la figura della ricca società che tenta di ostacolare il protagonista/giocatore indipendente nel suo percorso verso la vittoria con azioni troppo violente e, possiamo dirlo, da terroristi. Ok, la posta in gioco milionaria ma in questo caso il fine non mi sembra proprio che giustifichi i mezzi. Forse per un errore di traduzione o forse ho capito male io ma parlano di un premio di mezzo milione di dollari, oltre al totale controllo di Oasis, il videogioco in cui è ambientata gran parte dell'azione, e la multinazionale rivale ne spende e ne offre ben di più per vincere la partita (mah!) e per cosa? Per inserire spazi pubblicitari!
Un altro grosso neo, a mio avviso, è la disparità di citazioni presenti. Mi spiego meglio, hanno praticamente abusato di citazioni di Ritorno al Futuro (che io adoro alla follia), dalle più evidenti, come la DeLorean (con i led di Supercar sulla parte anteriore), ai più nascosti, come il poster del sindaco Goldie Wilson, a quelli di "livello pro", come il Cubo Zemeckis o i numerosissimi inserti musicali tratti direttamente dalla trilogia, del resto la colonna sonora è affidata proprio ad Alan Silvestri. Mentre altre icone classiche degli anni 80 (e non, visto che è più un omaggio alla cultura pop e nerd, e non solamente a quella decade specifica) sono state letteralmente snobbate. Mi rendo conto che potrebbe essere per un discorso di diritti o semplicemente per una mancanza di interesse verso certe opere da parte dell'autore ma questo forte contrasto è comunque molto evidente.
Tye Sheridan, l'attore protagonista che interpreta
Wade Watts / Parzival
Wade Watts / Parzival
Dal punto di vista visivo niente da dire, è una gioia per gli occhi e si vede che il ricco budget è stato speso nel migliore dei modi. Sia le scene nella "vita reale" che quelle "in game", realizzate interamente in computer grafica, sono a dir poco perfette. In particolare ho apprezzato la ricostruzione di un film (e non vi spoilero quale) in cui i protagonisti "entrano" per risolvere uno degli enigmi. Veramente da rimanere a bocca aperta.
In definitiva vi consiglio la visione di questo film solamente se volete immergervi nei ricordi e fare a gara con gli amici a chi nota più easter egg, che è proprio il tema portante del film anche a livello di trama. Per il resto mi ha dato l'idea di essere un nuovo Avatar, osannato da tutti per la bellezza grafica ma alquanto privo di contenuti.
Detto questo non mi resta che salutarvi, ciao! E alla prossima!
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