sabato 8 ottobre 2016

"Ma quant'è figo stare in prigione!" aka Orange is the New Black

Buonsalve paperotti, rieccoci per una doverosa recensione di Orange is the new black, una serie TV che dà assuefazione. Ma come mai tante persone sono così appassionate delle vite carcerarie di alcune donne poco raccomandabili? Forse perché le loro vite ci sembrano molto simili alle nostre, seppure le loro scelte di vita siano alquanto immorali? O semplicemente perché si tratta di una specie di soap opera per lesbiche? Cercherò di analizzarla brevemente nel seguente articolo, che non conterrà spoiler, poiché il mio ambiziosissimo scopo è quello di far appassionare anche i profani a questo cult seriale perché, sissignori, merita tantissimo! Let's go!



La serie ha come protagonista principale Piper Chapman, un'avvenente e benestante trentenne newyorchese che viene incarcerata nel penitenziario di Litchfield, una prigione di minima sicurezza per sole donne. È stata condannata per aver trasportato una valigia piena di soldi derivati dal traffico di stupefacenti per la sua ragazza, Alex Vause, una trafficante di droga internazionale. Questo fatto è accaduto 10 anni prima della condanna, quindi la nostra Piper nel frattempo si era costruita una vita tranquilla, agiata e rispettosa della legge assieme al nuovo fidanzato.
In prigione, fatalmente, viene riunita con la sua ex, che ha fatto il nome di Piper durante il suo processo, e quindi le due approfitteranno della loro convivenza forzata per riesaminare la loro relazione. Nel frattempo Piper si ritroverà a dover imparare a sopravvivere alla prigione, e capire come affrontare le numerose problematiche che le si presentano quotidianamente.
La creatrice della serie tv, Jenji Kohan, ha riadattato le memorie di Piper Kerman, che sarebbe la Piper in carne e ossa (è stata condannata e incarcerata per riciclaggio di denaro sporco e ha scritto un libro per raccontare questa sua particolare esperienza). Kohan ha anche definito il personaggio principale della serie un "trojan horse", o cavallo di Troia, poiché attraverso la sua storia ha permesso allo show di parlare anche di persone appartenenti a delle minoranze che normalmente non sono rappresentate in TV. Di esempi ce ne sono a bizzeffe, ci sono donne per tutti i gusti (afroamericane, asiatiche, ispaniche, stalker, schizofreniche, eroinomani, anziane, trans, lesbiche, estremiste religiose...) ma anche uomini (un affascinante agente che ha perso mezza gamba in guerra e un altro agente, meno avvenente, malato di sesso), e ciò ci fa soltanto provare una bizzarra forma di affetto nei loro confronti, in certi momenti della narrazione. In altre situazioni, invece, si può chiaramente vedere il motivo per cui queste persone sono finite in uno squallido penitenziario.

Un'altra piccola curiosità: la super vamp Laura Prepon (Alex) inizialmente ha fatto l'audizione per il ruolo di Piper, ma le è stato dato invece quello di Alex perché è stata giudicata poco empatica e dura, fin troppo decisa. E la sua recitazione è epocale, conferisce un'altissima dose di fascino e un diabolico magnetismo all'intero show.
E come non menzionare lei, la favolosa Uzo Aduba (Suzanne "Occhi Pazzi" Warren), che è stata premiata come migliore attrice non protagonista sia per serie drammatica che comedy, un anno dopo l'altro?  Il suo personaggio è talmente fuori di testa da farci dimenticare che non esiste realmente. Quando ci viene presentata la nostra idola, lei si innamora, non corrisposta, di Piper, e ammetto che avevo veramente paura per la sua incolumità, anche se Piper non mi è mai piaciuta molto come personaggio. Dalla inaspettata situazione scaturiscono delle scene memorabili, vi avviso subito. Ed è soltanto un decimo di quanto ci farà ridere anche nelle stagioni successive.
I risvolti morali sono la vera delizia di OITNB: la protagonista, all'inizio ingenua e apparentemente indifesa, si rivela per quello che è realmente, ossia una... bestia feroce. L'ambiguità insita in tutti i personaggi, nessuno escluso, renderà la visione molto più intrigante.
Questa serie TV è stata categorizzata come "dramedy", in particolare nella seconda stagione, con aspetti comedy ma anche molte scene drammatiche, sia al momento dello svolgimento della trama principale che nei numerosi flashback. Questo sapiente mix di elementi ha fatto in modo che OITNB sia stato eletto come lo show di punta di produzione Netflix, o almeno, il più iconico finora.



Lascio a voi le valutazioni e i commenti, e per decidere se vorrete dargli una chance vi lascio qui sotto anche il trailer della prima stagione, per schiarirvi ulteriormente le idee. Alla prossima, amici!




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