sabato 26 agosto 2017

Lo sai che gli shinigami mangiano solo mele?

Ve l'avevamo promesso sulla nostra pagina Facebook ed eccoci pronti a mantenere la parola data! Siamo qui oggi per parlavi della trasposizione Originale Netflix di uno dei manga (e anime) più importanti della sua generazione, quel capolavoro fumettistico ad opera di Tsugumi Oba e Takeshi Obata che risponde al nome di Death Note.



Già sul web moltissimi si sono lamentati di questo film e il mio pensiero è molto in linea con loro. A parte il titolo, la presenza del quaderno e i nomi dei personaggi, questa trasposizione ha ben poco a che vedere con il fumetto originale. Possiamo anche passare sopra alla scelta di ambientare la vicenda negli Stati Uniti ma quello che non mi è andato giù è il voler creare una storia completamente diversa usando gli stessi personaggi, o meglio ispirare questi nuovi protagonisti ai protagonisti originali.
Light Turner (interpretato da Nat Wolff) non è uno studente modello come lo era Light Yagami, è bravo a scuola ma si fa coinvolgere in risse coi bulli e viene messo in punizione per aver falsificato delle prove d'esame per i compagni di scuola. Quando gli cade il Death Note tra le mani non è nemmeno tanto sicuro di volerlo usare per uccidere i criminali e creare un mondo migliore. No, su questo viene convinto da Mia (interpretata da Margaret Qualley), che dovrebbe essere la controparte di Misa, la quale capisce subito il potenziale del quaderno e non ha scrupoli ad usarlo anche verso gli agenti dell'FBI e altre persone innocenti. La figura di Light Yagami, quindi, l'ho vista scissa in questa coppia di studenti, loro due insieme rappresentano il vero Kira del manga. Light Turner e Mia Sutton, però, sono sicuramente intelligenti ma non ai livelli di Light Yagami, commettono errori stupidi e grossolani, siamo ben distanti quindi dal genio che ci ha appassionato sulle pagine del fumetto giapponese.

Light Turner e Mia Sutton
non capisco la scelta di Turner come cognome
Yagami contiene la parola "dio" e aveva un senso nella storia
non sarebbe stato meglio un nome tipo Godson, sparando a caso, così.

Anche la nemesi di Light, L (interpretato da Keith Stanfield) non mi è piaciuta. Oltre alla scelta di far interpretare il miglior detective al mondo ad un attore di colore, sconvolgendo quindi l'iconicità del personaggio, pallido e con le occhiaie dovute alla carenza di riposo, lo vediamo qui troppo impulsivo e carico di rabbia, dovuto anche al fatto che, al contrario del personaggio del manga affetto da sindrome di Asperger, prova fin troppa empatia verso gli altri personaggi e soprattutto verso la figura di Watari.
L'unico personaggio che mi è davvero piaciuto, sebbene anche in questo caso sia profondamente diverso dall'originale, è lo shinigami Ryuk (dietro cui si nasconde il grande Willem Dafoe). Qui è molto più cattivo e subdolo come un vero e proprio diavolo tentatore che ti fa credere di poter gestire la situazione a tuo vantaggio ma in realtà l'unico che ci guadagna è sempre lui. Il tutto però è molto poco approfondito, solo sapendo dal manga che ogni morte va ad allungare la vita dello shinigami posso comprendere certe dinamiche mentre in questo film non viene esplicitato.
Ci sono anche grosse differenze dovute a doveri di trama, come ad esempio se non viene specificata la morte della vittima, nel manga, accadeva per arresto cardiaco, mentre qui è a discrezione del dio della morte, scelta che tutto sommato mi è piaciuta in quando ha donato una caratterizzazione in più a Ryuk mostrandoci la sua cattiveria innata.
Molte cose mi hanno fatto storcere il naso ma, su tutte, la scena senza senso della morte di Watari. Perchè nel caso di Watari è bastato scrivere solamente questa parola e nel caso di L non funzionerebbe? Watari è solo il nome o solo il cognome, no? Di sicuro non il nome completo, mah! Se bastasse un semplice pseudonimo visualizzando nella propria mente il volto, non basterebbe scrivere L pensando al volto del detective, dato che a metà film si mostra tranquillamente a Light? Vabbè.


Ryuk, lo stecca-lecca

Sono convinto che, se al posto di usare i nomi originali avessero fatto una sorta di sequel con Ryuk che consegna il quaderno ad uno studente americano, e questo con la propria ragazza avesse voluto ripetere le gesta del famigerato Kira giapponese, avremmo avuto tra le mani un film molto più apprezzabile e sensato. Un detective di colore impulsivo e rabbioso ci sarebbe stato benissimo, ma non che risponda al nome di L. A volte basta così poco per evitare un clamoroso flop. Voi cosa ne pensate?
Detto questo vi saluto e ci vediamo alla prossima occasione! Ciao!


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