domenica 15 settembre 2019

La paperetta del mese: Brie Larson

Ebbene si! Ci siamo! Il 15 del mese è arrivato e siamo pronti per sfoderare un carico pesante per affrontare la fine dell'estate con La paperetta del mese. Nessuno meglio di lei poteva riuscire in questa ardua impresa. Quindi, signori, ecco a voi l'unica e sola Brie Larson.



Come sempre facciamo uno sforzo di memoria e andiamo indietro nel tempo ripensando alla prima volta che mi resi conto della sua esistenza. Il primo incontro con Brie, ad essere sinceri, è passato un po' in sordina, nel senso che in quel film c'era un cast così ricco da far passare in secondo piano anche colei che in questo periodo rappresenta la mia ossessione. Il film in questione era Scott Pilgrim VS The World, un film che trasuda nerd da tutti i pori.
Ne abbiamo già parlato in occasione di altre paperette del mese (do you remember? QUI e QUI) ma fa sempre piacere ritornare sulla pellicola di Edgar Wright basata sull'opera a fumetti di Bryan Lee O'Malley. La Larson presta il volto alla diabolica Envy Adams, ex storica del protagonista interpretato da Michael Cera, Scott Pilgrim appunto, e attuale fidanza di Todd, uno dei sette malvagi ex di Ramona, nonché frontman di una delle band più in voga del momento, The Clash at Demonhead. Envy rappresenta il passato di Scott, la ragazza acqua e sapone che ha spezzato il cuore del giovane bassista trasformandosi nella tiratissima sex symbol che fa impazzire migliaia di fan. Torna proprio quando Scott riesce a risollevarsi dal dolore e inizia a combattere gli ex per amore di Ramona, torna facendo cadere su di lui enormi macigni di nostalgia e sensi di colpa e, soprattutto, spiattellandogli in faccia il suo nuovo ragazzo che è a tutti gli effetti la versione super, riveduta e corretta di Scott. Nel film la si vede in una sensualissima sessione live sulle note di Black Sheep dei Metric per poi provocare e introdurre la battaglia con Todd. Un film epico che dovete assolutamente vedere almeno una volta nella vita.

Ecco qui la scena di cui vi parlavo!

Ad essere sinceri anche il secondo incontro è passato un po' in sordina ma per motivi diversi e, anche di questo film, ne abbiamo già parlato in occasione di un'altra paperetta (proprio QUI). In Don Jon, Brie è passata in secondo piano per il semplice motivo che interpreta un personaggio in secondo piano, un personaggio silenzioso che fa da contorno alle scene in famiglia del protagonista per poi, come se fosse una Silent Bob della situazione, snocciolare una perla di saggezza che dona la svolta finale alla vicenda narrata.

Il momento in cui presi consapevolezza della sua esistenza coincide con quella che reputo l'affermazione della sua carriera a livello internazionale, ovvero la vincita del premio Oscar (tra gli altri) per il ruolo da protagonista in Room. L'esatto momento in cui vidi la notizia pensai subito a lei in Scott Pilgrim e da attrice sconosciuta si trasformò in una personalità da tenere sott'occhio.
Room è un film che ho visto in ritardo rispetto all'uscita nella sale, approfittando di Netflix qualche mese fa l'ho recuperato. La nostra paperetta interpreta in modo magistrale il ruolo di Joy Newsome, una ragazza che è stata rapita e abusata dal suo rapitore e costretta a vivere in una piccola stanza isolata dal resto del mondo con il figlio frutto della violenza. Un figlio che in ogni caso ama e protegge, a cui insegna tutto ciò che sa della vita. Tuttavia è molto interessante vedere come il piccolo Jack non riesca a concepire il mondo come è realmente ma interpreta i racconti della madre e ciò che vede alla televisione come qualcosa di irreale, per lui esiste solo la stanza in cui vivono e fuori non c'è un vero mondo. Quando poi i due riusciranno a scappare, potremo assistere a due diversi traumi. Da una parte abbiamo un bambino shockato dalle innumerevoli verità e consapevolezze che gli si parano davanti e dall'altra la fragilità di una ragazza che è stata costretta a diventare adulta troppo velocemente per poi ritrovarsi in un mondo che non le appartiene più e che vuole solamente strumentalizzare il suo dolore. Una pellicola che senza dubbio fa pensare e che merita tutti gli elogi che ha ricevuto. Confermo anche i premi vinti da Brie Larson per questa sua interpretazione, da vedere assolutamente.

Dopo la fama ottenuta con Room, era praticamente ovvio che iniziassero ad arrivare proposte sempre più allettanti per la nostra paperetta, proposte che la resero ancora più iconica e famosa anche a livello commerciale e non solo artistico. Brie è infatti stata scelta per interpretare l'eroina più potente della rosa di supereroi di casa Marvel, colei che porta pure il nome della casa, Capitan Marvel.
Come ben saprete abbiamo già parlato in modo approfondito del film che la riguarda, Captain Marvel (QUI) e che introduce il capitolo finale della prima era degli eroi più potenti della Terra, Avengers: Endgame (QUI), ma visto che siamo qui due parole spendiamole e una fotina mettiamola. Inizialmente non fui molto contento della scelta, non tanto per Brie, ma più che altro perché pensavo venisse scelto un altro nome che reputavo molto più adatto, visivamente parlando, alla controparte cartacea, Natalie Dormer. Però è anche bello ricredersi e capire che se qualcuno ha fatto una scelta un motivo di fondo c'era (e non solo commerciale). Dopo aver visto Brie nei panni di Carol Danvers mi sono letteralmente innamorato di lei, ho iniziato a seguirla nei vari social, ho iniziato a guardarmi altre opere della sua filmografia e tutto questo ha portato, ovviamente, anche a questo articolo (come del resto accade con tutte le paperette del mese).

A prima vista può sembrare un'operazione dello S.H.I.E.L.D. sotto copertura che coinvolge Nick Fury, Captain Marvel e Loki, in realtà si tratta di Kong: Skull Island, ennesimo film dedicato al gorilla gigante più famoso del cinema. Brie veste i panni di Mason Weaver, una fotografa di guerra (la vicenda è ambientata subito dopo la fine della guerra nel Vietnam) a cui giunge voce di una spedizione in un'isola misteriosa alla quale non può fare a meno di partecipare. Scoperta solamente grazie alla recente (per l'epoca) tecnologia satellitare, quest'isola ospita animali mai visti in nessuna parte del mondo, tutti molto pericolosi tra cui, ovviamente, il gorillone Kong che nonostante inizialmente sia la principale minaccia per la spedizione, si scoprirà essere invece il protettore dei nativi contro la specie più pericolosa, gli Strisciateschi. Il film l'ho trovato abbastanza noioso, interessante solo per le numerose citazioni a film di guerra come Apocalypse Now o altri del genere avventura come Indiana Jones. L'unica cosa realmente interessante che mi ha spinto a finire il film è la sottotrama legata al pilota della seconda guerra mondiale Hank Marlow, precipitato nell'isola negli anni 40, il quale sarà di grosso aiuto ai superstiti e riuscirà, anche lui, a tornare a casa dalla moglie e dal figlio che non ha mai conosciuto.


Passi falsi ne ha fatti? Certo! Come tutti. Ci sono stati dei film che nel modo più assoluto non mi sono piaciuti come ad esempio The Gambler, film con Mark Wahlberg, che interpreta un professore universitario col vizio del gioco d'azzardo che si indebita all'inverosimile con i peggiori criminali della città.
Brie interpreta una sua studentessa con cui instaurerà una relazione clandestina e che verrà presa di mira dai gangster nel momento in cui il professore non riesce a pagare i debiti di gioco. Un film noioso e sostanzialmente inutile. Certo, non è colpa di Brie, e anzi, per le poche scene in cui appare non vale la pena vederlo in ogni caso.

Altro film che non è riuscito a catturarmi è stato Unicorn Store che racconta la storia di Kit, una giovane ragazza che dopo aver provato a fare l'artista, fallendo, si affaccia sul mondo del lavoro in maniera a dir poco traumatica. Un po' quello che succede a molti giovani che, abituati ad una vita da "bambini", si ritrovano a dover fare sul serio. L'incontro con uno strano negoziante, interpretato da Samuel L Jackson (coppia collaudata e che funziona benissimo), riuscirà a tirare su di morale Kit che si rifugerà nei desideri infantili.

Ok, è comparsa in soli tre episodi e solitamente accenniamo soltanto questo genere di cose, ma Community è una serie che adoro e sapere che la nostra paperetta del mese ha preso parte ad un episodio della quarta stagione e a due della quinta mi spinge a parlarvene.
Si, perché Rachel è un personaggio che nonostante il ristretto minutaggio a sua disposizione mi ha conquistato, così come aveva conquistato il nostro Abed. Durante la quarta stagione Abed è costretto da Annie e Shirley a conoscere due ragazze, sceglierne una e portarla a uno dei due balli scolastici che si stanno svolgendo contemporaneamente nella sala mensa. Abed non perde l'occasione per poter inscenare un classico delle sit-com, ossia il doppio appuntamento. Decide quindi di portare entrambe e dividersi tra le due donzelle strategicamente invitate ai due balli a temi diversi. Durante i suoi cambi d'abito nel guardaroba conosce però Rachel che capirà il gioco del giovane nerd e deciderà di aiutarlo nella sua impresa, senza rendersi conto che tra loro sboccerà qualcosa.
Nonostante l'attrazione reciproca però, i due si perderanno di vista per poi ritrovarsi l'anno successivo, ad un altro ballo, e questa volta le cose andranno per il verso giusto fino al mesiversario, quando Abed e Annie si scontreranno in un agguerrito duello con un gioco su VHS per decidere chi sarà il loro nuovo coinquilino, il fratello vichingo di Annie o la ragazza di Abed? La Larson nei panni della nerd ci sta a pennello ed è un vero peccato che il personaggio abbia avuto così poche occasioni per mostrarsi su schermo. Come dicevo, però, sono comunque molto contento di aver fatto la sua conoscenza e di aver aggiunto un nuovo tassello dell'universo Community qui nello Stagno.

Chiudiamo questo appuntamento con la serie TV che invece è la più datata tra le opere prese in considerazione oggi, United States of Tara. Una serie TV che mi ha colpito molto e che, secondo me, non ha avuto il successo che merita. La serie tratta il delicato argomento del disturbo da personalità multiple, una cosa già vista con tematiche horror in Split.
Sebbene i toni siano molto più leggeri rispetto al film è comunque interessante vedere e capire questa patologia riportata su schermo. Tara è una madre di famiglia, interpretata da Toni Collette, che soffre appunto di questo disturbo. Oltre ai momenti di lucidità, in cui è se stessa, ospita una serie di personaggi che rappresentano i traumi subiti. Ad esempio T è una sedicenne dai comportamenti molto libertini o Alice che è una casalinga anni 50 cattolica e perbenista. La Larson interpreta Kate, figlia di Tara, ed è veramente strano vederla così giovane e soprattutto nei panni di una adolescente punk e ribelle. Ogni membro della famiglia ha la sua sottotrama e ovviamente avrà a che fare con le varie personalità di Tara. Kate che sta attraversando un periodo particolare come l'adolescenza si sentirà complice di una personalità come T, mentre si ritroverà a scontrarsi con una come Alice. Anche da questo punto di vista è molto interessante e quindi, se vi ho incuriosito, vi invito a recuperare questa serie.

Ebbene si! Siamo giunti al termine! Spero di avervi alleggerito un po' lo stress da rientro e se ciò non bastasse vi prometto che torneremo con questa rubrica anche il mese prossimo, sempre il 15. Vi saluto e vi abbraccio lasciandovi le ultime foto, alla prossima!





Le paperette dei mesi scorsi:

I paperotti del quando capita scorsi:

Ehi tu! Non fare il furbo che ti ho visto che non le hai
guardate tutte. Vedi di rimediare!



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